Contributi

Il libro degli oblii – memorie transoceaniche del contagio. n.3

di Guido Tassinari 16 Maggio 2021

muore lui, muori tu

la madre di mia madre era nata primogenita sui monti sopra tarsia, non ridente località fra la sila e il pollino. suo padre carmine, detto carminuccio, da cui il nome di mia madre, carmela, faceva tarsia anche di cognome, probabilmente perché discendente di servi della gleba, ché se ai vari leonardi da vinci era stato dato il privilegio di avere discendenze legate alle arti e mestieri, ai povirazzi ancora si davano i nomi delle località dove erano nati. ai tempi della febbre spagnola, ma laggiù nessuno sapeva di dove venissero le febbri né tantomeno che avessero nomi tanto esotici, vide l’ultimogenito, primo maschio, stare male e mai guarire nonostante lo curassero con tutto quello che avevano. allora decise di scendere in paese, già gli era morta la sorellina celeste a cinque anni ne aveva abbastanza e andò col coltellazzo dal dottore e lo rapì. lo portò a casa e gli disse se muori lui muori anche tu. il dottore rimase una settimana il mio futuro prozio si riprese il dottore tornò a tarsia sano e salvo come si suol dire e il prozio da grande andò poi a fare il minatore in belgio. ho sempre pensato che date le condizioni farei anche io la stessa cosa, di carminuccio cioè, non il minatore, il rapimento. mia trisnonna, calabrese di soprammare, ci ha poi tramandato la ricetta del pisc fujute: scendere a riva, per le sette chilometri, riempire una cofana grande di acqua di mare; raccattare otto sassi tondi dal bagnasciuga. a casa, scaldare nel padellone di ferro un cucchiaio d’olio, se l’anno è buono anche tre. bollire l’acqua, cuocervi i maccaroni e quando sono pronti saltarli nel padellone con i sassi di mare. il piatto di mare preunitario della povera gente senza terra e senza un barchino; preunitario, appunto, che i piemontesi imposero la tassa sul sale, oltreché su farina e tabacco, unici generi primari che sfuggivano alla tassazione, poi nemmeno: mai comprato il sale dove si prendono le cartine lunghe per farsi la canne nei negozi dove vige tuttora l’insegna sali e tabacchi?, per esigerla mandarono carabinieri e soldataglia dietro la macchia a sparare sulle donne che tentavano di aggirarla con il pisc fujute. in famiglia, oltre la ricetta, qualcosa del sale rimase: nonno biagio, quello che suonava la fisa con zio sandro alla cornetta per sfuggire alla miniera in belgio, mi sa che un giorno ti raccontai di loro due tornato durante la guerra mondiale contrabbandava sale, e nel ’44 si ritrovò in fuga dagli americani sulla via salaria, vatte a sbaglià ‘ndove sennò? date le condizioni, oggi non c’è il regime sabaudo e nemmeno quello mascelloniano ma se una pentola d’acqua di mare può sfamare una famiglia, una costrizione prolungata in pentola a pressione non porta mai a nulla di buono.

 

 

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Ho quarantatré anni e ho fatto tanti mestieri, a Milano e in giro per il mondo: camionista, imbianchino, strillone, bambinaio, clown, venditore di cinture, osservatore Onu, esperto di aiuti umanitari, valutatore di politiche pubbliche, aperto una scuola di italiano per stranieri poveri e una di cucina per americani ricchi, scritto libri.

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