Contributi

Gratuità

di Francesco Varanini 16 Febbraio 2013

Per produrre sono necessarie risorse. La finanza appare necessaria perché, appunto, fornisce le risorse necessarie per investire, per produrre nuova ricchezza.

E’ questo il senso della speculazione: il latino speculum, ‘specchio’, viene a noi dalla radice indeuropea spek, che ci parla di un ‘osservare che dura nel tempo’. Potremmo dunque dire che chi ci finanzia compartecipa con noi nell’azione di ‘guardare al futuro’. Questa compartecipazione è certo degna di essere ricompensata. Contribuiscono a farci riflettere le idee del prestito –‘condurre alla nostra portata’- e del debito – dietro il quale aleggia il dovere: ‘avere da qualcuno’. E ancora l’idea di interesse, ‘stare in mezzo’.

Questa è in fondo la storia che ci racconta Shakespeare scolpendo nel Mercante di Venezia la figura di Shylock. Lo si ricorda come esemplare incarnazione dell’ebreo. Ma è invece piuttosto, dal nostro punto di vista, il prototipo del banchiere. Senza interesse, senza mediazione finanziaria, non c’è valore.

Eppure nessuno può negare che “the for-pay economy is not the only way to create value”: così Ward Cunningham, esponente di quella cultura cui dobbiamo il software open source e il Web –risorse che non ha prezzo, nel senso che non costa nulla. Ma anche risorse, nessuno potrà negarlo, dotate di valore, e fonte di nuovo valore.

Shylock non odia Antonio perché è cristiano. “But more”, “I hate him for that in low semplicity/ He lends out money gratis and brings down/ The rate of usance here whit us in Venice”: “perché nel suo umile candore/ presta denaro gratis, e qui a Venezia/ fa scendere il tasso di interesse.” Perché, insomma, mette in discussione il primato della finanza.

La parola tabù, il concetto inaccettabile, per Shylock, e per ogni banchiere, per ogni operatore del mercato finanziario, è gratis.

Non a caso il gratis inteso come scandalo, luogo di confine, situazione limite del mondo degli affari, attraversa la storia del romanzo: Cervantes, Carroll, Swift, Dickens, Balzac, Zola. I romanzieri parlano di ciò di cui gli economisti preferiscono tacere.

Sullo sfondo, al di là dei vincoli suoi propri che la finanza si sforza di imporre, resta vivo il concetto racchiuso in un elemento fondamentale del lessico indeuropeo, la radice do: il ‘passaggio di possesso’, da cui dare, ma anche dono. La pay economy non ha mai veramente soppiantato la gift economy.

Gratis, ‘graziosamente’, ‘per favore’, e gratuitus, rimandano in latino a gratus, parola antichissima del vocabolario religioso, a sua volta dalla radice indeuropea gwere, ‘cantare inni di lode’. L’aiuto di Dio trova motivazione e conferma nelle buone opere. Non esiste durevole creazione di ricchezza senza grazia: naturalezza, delicatezza, armonia, riconoscenza. Heidegger ci parla del legame tra l’essere e il ‘rendere grazie’. E tra il ‘rendere grazie’ e la cura. La cura, l’attenzione per se stessi e per gli altri e per il mondo, non ha prezzo. E’ gratuita.

Non nego che si debba continuare a guardare il mondo attraverso gli occhiali della finanza. Ma dovemmo saper usare alternativamente, ed in modo complementare, gli occhiali del gratis.

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